Dopo la lettera a Papa Francesco, arriva il suo Sos rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

AD AVERLO FATTO E' LA MAMMA GINEVRA PANTASILEA AMERIGHI L'INSEGNANTE ROMANA ALLA QUALE DA 8 ANNI E' STATO IMPEDITO DAL TRIBUNALE DEI MINORENNI DI ROMA, DI AVERE QUALSIASI CONTATTO CON LA FIGLIA AFFIDATA ALL'EX COMPAGNO DELLA DONNA... ORA RESIDENTE A LIPARI

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Aveva già scritto a Papa Francesco, la mamma (che ora risiede a Lipari) romana Ginevra Pantasilea Amerighi insegnante di Scuola alla quale da 8 anni è stato impedito di vedere la sua bambina (affidata all’ex compagno della donna) per una accusa di Alienazione Parentale. La colpa della Amerighi, è solo quella e non altra di avere denunciato gli abusi su di lei dell’uomo ed altre vicende di malagiustizia minorile esistente nella Capitale, dove oggi vive la figlia Arianna di 10 anni.

Ginevra ora, per questo Natale, si rivolge con un testo inviato al presidente della Repubblica, scrivendo: «egregio Presidente Mattarella, non avrei mai immaginato di dover un giorno rivolgermi a Lei. Oggi, dopo essermi rivolta al Santo Padre, sono costretta a chiederle aiuto. Sì, ho bisogno di aiuto per qualcosa di incredibilmente violento che è stato fatto e continua ad essere perpetrato con altrettanta decisa violenza contro me e la mia bambina Arianna, proprio dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerci. Sono stata vittima, durante la gravidanza e anche dopo, di comportamenti aggressivi da parte del padre di Arianna. Quando sono state avviate le indagini da parte della Procura perché fosse garantita protezione a me e alla piccola di pochi mesi, il Tribunale per i Minorenni di Roma, con un decreto (provvisorio inspiegabilmente da 9 anni), ha fatto prelevare dalle forze armate la mia creatura da casa per consegnarla al padre violento, un ricco imprenditore senza scrupoli e soprattutto senza amore a tal punto dal togliere la mamma a una bambina di 18 mesi. Era il 23 marzo del 2011».

Aggiunge Ginevra: «da allora ho cercato in tutti i modi, con tutte le mie forze di riabbracciare la mia bambina, ma mi è stato sempre negato, anche quando il padre dopo sette anni di processo penale è stato condannato per violenza. Mi è stata tolta la potestà genitoriale e “vietato ogni contatto” con mia figlia. Quasi 10 anni della nostra vita sono andati perduti così e sono sicura che se lei non interverrà ne passeranno altrettanti».

Era la nostra vita, hanno rubato ciò che non dovrebbe essere sottratto né a una madre, né a una figlia: «ci hanno rubato l’amore. Non so, davvero, quanti anni io possa avere ancora da vivere, soprattutto dopo tutto il male che il mio cuore ha subito e il dolore che sta sopportando. Ma non voglio morire senza riabbracciare la mia vita. Desidero riabbracciare la mia bambina, è l’unico desiderio che ho. Non riesco neanche a chiamarla “ingiustizia” perché dopo tutto quello che ho fatto per avere giustizia, dopo 9 anni di lotte inutili, di umiliazioni, ricatti, minacce, soprusi e violenze perpetrate da chi avrebbe dovuto proteggerci, mi sento di affermare con sicurezza che dietro a tutto questo orrore ci sia dolo».

Ginevra specifica poi, tutta quella che è stata la sua via crucis con il mondo della Giustizia spendendo tutte le risorse che aveva per potere pagare gli avvocati: «non ho potuto difendermi in secondo e terzo grado e quindi neanche in Corte Europea, perché il decreto è appositamente “provvisorio”! Io e Arianna siamo prigioniere di una violenza istituzionale inaudita. Per questo le chiedo la Grazia. Da sola non riesco a liberarmi. Si avvicina un altro penosissimo Natale. Un momento che mi strappa il cuore se penso a mia figlia che non vedo mai. Dopo di Lei è il vuoto per noi. Lei è l’ultima speranza che ho».

Ed in conclusione: «una sua non risposta equivarrebbe a una sentenza di condanna a una morte invisibile, la mia, ma anche a una morte più grave, la più atroce… la morte della giustizia e dei valori ad essa connessi».