Noi di: “www.messinamagazine.it”, l’odierna data che ricorda la “Strage di Capaci”, in modo particolare il 25° anniversario, vogliamo ricordarla con il giusto onore che si deve in una circostanza come questa.
I fatti
La Strage di Capaci, un attentato attuato da Cosa Nostra in Sicilia, è datato 23 maggio 1992. Quel giorno, alle ore 17.58 sull’autostrada A29 (che dall’aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo), nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio del Comune di Isola delle Femmine, una forte deflagrazione sventrò tutto il paesaggio causando purtoppo morte e distruzione.
L’attentato, costò la vita al magistrato antimafia Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo, ed a tre agenti della scorta: “Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro”.
Da quei terribili minuti di efferatezza criminale, si salvarono gli agenti: “Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza”.
A decidere l’uccisione di Falcone, fu la cosiddetta “Commissione” di -Cosa nostra-, un organismo che riunisce i mandamenti regionale e provinciale dell’organizzazione malavitosa, tutto in risposta alla Sentenza di condanna della Cassazione che confermò le accuse del Maxiprocesso (30 gennaio 1992), con la quale si comminarono agli imputati pesanti ergastoli.
Il telefonista della Strage, Domenico Ganci, avvertì prima Ferrante e poi La Barbera che le Fiat Croma di scorta a Falcone partirono per andare a prendere il giudice allo scalo aeroportuale del comprensorio palermitano. Ferrante e Biondo erano nei pressi di Punta Raisi, una volta che videro poi uscire il corteo delle blindate dall’aeroporto chiamarono La Barbera informandolo che il magistrato era effettivamente arrivato. La Barbera allora, si portò con la sua vettura in una stradina attigua alla corsia della A29, seguendo il corteo blindato, mantenendosi sempre in collegamento telefonico con Gioè, che con Brusca era posizionato sulle colline che sovrastano Capaci.
Quando le auto blindate furono viste transitare dal tratto in questione, il mafioso Brusca attivò il telecomando che causò l’esplosione.
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