La destra di Messina, si riunisce per dire no all’Hotspot

LE MOTIVAZIONI, RESE ESPLICITE IN UNA CONFERENZA STAMPA A PALAZZO ZANCA

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Secondo il Governo Gentiloni, dovrebbe sorgere entro la fine del mese in corso l’Hotspot in città, ovvero all’ex Caserma Gasparro di Bisconte. A dire no, a questo genere di struttura, ci ha pensato gran parte del centro destra di Messina, che si e’ riunito ieri, nella Sala Commissioni di Palazzo Zanca.

Una iniziativa, condivisa da: Pippo Trischitta (Forza Italia), Silvano Arbuse, componente l’esecutivo del Movimento Nazionale per la Sovranità, i rappresentanti dell’Associazione Vento dello Stretto, attraverso il consigliere comunale Piero Adamo, Ferdinando Croce, Saija, Daniele Travisano, Luciana Verdiglione (accompagnata da Antonella Vezzosi), coordinatrice cittadina di Noi con Salvini, Dino Melluso, per Federazione Nuova Destra, l’ingegnere Gianpiero Venuti, per Scuola Politica e Alberto De Luca per Nuova Destra.

Il ruolo di coordinatore degli interventi, e’ spettato al capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale, Pippo Trischitta, che dice: “Il sindaco Accorinti ha sempre saputo che l’Hotspot sarebbe stato a Bisconte da quando è iniziata la trattativa per realizzare il secondo Palagiustizia. Palazzo Zanca, era al corrente di tutto, dal momento in cui si e’ proceduto col firmare l’accordo per il trasferimento volto alla concessione dell’ospedale militare sul viale Europa”.

“L’Amministrazione sapeva, che questo genere di accoglienza, da loro criticato a parole, si sarebbe concretizzato in un luogo centrale del territorio. La notizia, e’ arrivata direttamente dal Ministero, dopo una settimana, informando circa il fatto, che i profughi avrebbero trovato sistemazione qui nella comunità dello Stretto”.

Trischitta, ha proseguito: ” il problema, e’ che si suppone di poter sostenere il peso di 3mila persone, le quali pero’, non possono essere identificate in quel modo, ne peraltro il tessuto territoriale limitrofo, puo’ reggerne il peso, aprendo il varco alla creazione di un quartiere segregato. Come fanno, Orlando a Palermo e Bianco a Catania, che non accettano scelte calate dall’alto e ne ricontrattano le condizioni con il Ministero dell’Interno, anche La città metropolitana di Messina dovrebbe reagire”.

Secondo, l’esponente forzista poi: “evidentemente, sanno nei piani alti governativi e nelle prefetture, che Accorinti non amministra in modo risoluto su questi argomenti. Non e’ possibile inoltre, non spendere nulla per i nostri ceti poveri, prevedendo invece per questo centro investimenti pari a 6 milioni di euro, creando di fatto, disparità sociale. Sono pronto, ad organizzare una manifestazione nazionale, coinvolgendo anche, con interventi mirati gli onorevoli: Gasparri, Pogliese, Matteoli e Mussolini”.

Infine: “io esprimo, una corrente che è distante da quella del deputato Francantonio Genovese, con il quale, non ho necessità di sentirmi. Sul territorio, non ho una rappresentanza diretta che possa darmi la possibilità di far sentire la mia voce”.

Arbuse, da par suo, ha affermato: “noi non siamo favorevoli ne all’Hotspot ne allo Sprar. Il primo modello, non funzionerà mai a Messina, chi e’ destinato all’Hotspot dovrebbe essere selezionato già sui barconi nei nostri porti. Circa lo Sprar invece, in tali strutture, dovrebbero integrarsi, gli esuli politici, mentre ai minori stranieri non accompagnati, andrebbe garantita l’istruzione, non certo in quello che somiglia ad un vero e proprio ghetto. Si rischierebbe, di immettere in un circuito di prostituzione e microcriminalità, i nuovi arrivati”.

Secondo la Verdiglione, le cose stanno cosi: “il modello Hotspot è assolutamente perdente su tutta la linea. Non, vi e’ alcun bisogno, di fare esperimenti. Le elevate presenze di profughi, vanno distribuite, in quelle realtà territoriali, ove e’ possibile che se ne possano far carico, anche economicamente. A Messina, mancano tali condizioni, questo non lo dico, con spirito razzista, ma nell’ambito di quella che è una consapevolezza, fatta di dati alla mano, esaminando la realtà”.

De Luca, ha specificato: “esistono da noi, modelli non fondati sul businness, in grado di assistere con competenza, i migranti, come ad esempio:  le mense dei padri Rogazionisti”.