Nicola Di Matteo, capolista per l’Italia Insulare per “Il Popolo della Famiglia-AP”, svela sè stesso ed il suo progetto in vista delle consultazioni Europeee del 26 maggio e dice: “ho 47 anni, sono romano, sono sposato con Laura e padre di due splendidi figli… Pietro e Giosuè. Ho iniziato a promuovere e difendere la famiglia quando, davanti al moltiplicarsi di attacchi sempre più forti e serrati all’istituto familiare, mi sono reso conto che era necessario rimboccarsi le maniche e agire concretamente. Ho cominciato con l’associazionismo, fondando l’Associazione Non si Tocca la Famiglia, e ho fatto parte del Comitato organizzativo dei due Family Day. Queste esperienze sono state per me decisive, perché mi sono accorto che c’era un Popolo, di cui i due Family day sono stati una manifestazione tangibile, che chiedeva a gran voce alla politica di accogliere le proprie istanze in difesa dei valori non negoziabili di vita, famiglia e libertà educativa; questo popolo tuttavia è rimasto inascoltato e le promesse e le aspettative alimentate da vari esponenti politici sono state disattese e tradite. Io ed altri amici, che come me avevano creduto fortemente in quelle ormai storiche manifestazioni di piazza, abbiamo così preso atto che le loro istanze non erano rappresentate in Parlamento da nessun soggetto politico e che era assolutamente necessario ed urgente dare vita ad un Movimento politico che potesse dare una rappresentanza parlamentare a questi cittadini. Così è maturata, insieme a Mario Adinolfi, l’idea di iniziare questa avventura, nella quale siamo stati da più parti osteggiati ma talvolta anche sorretti e incoraggiati, del movimento politico del Popolo della Famiglia”.
La mia famiglia, nel contesto del mio percorso politico
La mia famiglia ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale. Mia moglie Laura ha condiviso con me questo percorso sin dall’inizio, dall’impegno nell’associazionismo e dall’organizzazione dei due Family Day, mi supporta e mi aiuta nelle scelte; mi incoraggia a proseguire sostenendomi anche nelle fatiche dei numerosi impegni che mi derivano dal mio ruolo di Vicepresidente e Coordinatore Nazionale del Popolo della Famiglia. I miei figli sono la ragione e la speranza che mi mette in moto, perché mi aiutano ad uscire dalla contingenza del presente e a fissare lo sguardo lontano, al futuro delle nuove generazioni. Negli occhi e nel sorriso dei miei figli trovo la ragione e la forza per investire tempo ed energie per il bene delle generazioni future. È per i miei due bellissimi bambini che continuo a lottare e sperare, perché Pietro e Giosuè, così come i tutti i nostri figli e nipoti, attendono da noi adulti l’impegno per costruire la società del domani e credo che noi abbiamo il dovere di non deluderli tirandoci indietro. Credo che molti cittadini siano sfiduciati e diffidenti nei confronti della politica, perché essa è vista come luogo di spartizione del potere e come un mondo inquinato dalla corruzione, c’è chi si sente tradito dai compromessi e dalle promesse non mantenute da un certo tipo di politica e così si cede alla tentazione di prenderne le distanze, rinunciando così a partecipare alla vita democratica del paese. Nonostante l’amarezza dello spettacolo che certa politica ci ha offerto e continua ad offrirci, ho avuto la grazia di comprendere il valore dell’impegno politico guardando all’esempio di grandi uomini che ci hanno preceduto, che hanno dato prova di fare politica come servizio per il bene comune e sono fermamente convinto che, come disse Paolo VI, la politica sia la forma più alta di carità. Credo anche che le sfide attuali che riguardano la difesa dei valori non negoziabili non possano attendere, la difesa dell’umano è un dovere che sento verso il nostro Paese e verso tutto il continente europeo”
La mia opinione sull’eutanasia
L’eutanasia è una sconfitta per l’umanità. Come credente non posso essere a favore dell’eutanasia, poiché desidero accogliere nella vita e nella società il comandamento di non uccidere e credo nella sacralità della vita. La vita umana è un bene non disponibile e va difesa dal concepimento alla morte naturale. Certamente è difficile vivere in una condizione di sofferenza, proprio per questo bisogna promulgare leggi e adottare misure che aiutino queste persone e che possano alleviare le loro sofferenze. Bisogna credere anche che l’amore può guarire in quanto è la solitudine ad uccidere, sostenere questi nostri fratelli dando loro una speranza e trovando in loro una grande opportunità per comprendere il senso della solidarietà umana. È un grande inganno che attacca l’identità sessuale che è alla base del dualismo uomo – donna posto a fondamento della famiglia naturale. Togliere il fondamento significa minare alla base il matrimonio e la generatività del genere umano. Nel frattempo, dopo aver decostruito l’identità sessuale e aver legittimato le cosiddette famiglie arcobaleno e il loro desiderio di genitorialità, si fanno strada le tecniche di riproduzione basate sull’ovodonazione, la spermiodonazione e l’utero in affitto, riverberando l’attacco alla famiglia anche sulla sfera della genitorialità, generando progressivamente un sistema sociale dove sono sempre più sfumati i contorni tra il femminile e il maschile, e dove anche la paternità e la maternità assumono un significato sempre più labile e confuso. Diversi anni fa si diceva “di mamma ce n’è una sola”, adesso c’è la madre biologica, quella gestazionale, quella che commissiona la GPA. Tutto questo genera ferite profondissime nel cuore dei bambini e conseguenti disagi e lacerazioni nel tessuto sociale, di cui la famiglia è la cellula fondamentale. E la politica non può esimersi dal prendere in carico tutto questo, perché queste situazioni passano anche attraverso la legittimazione giuridica e le scelte politiche. E il Popolo della Famiglia ha profondamente a cuore il desiderio di contribuire a risanare l’istituto familiare, preservandolo dalla deriva antropologica in atto e dagli attacchi ideologici che arrivano per via legislativa, amministrativa, giudiziaria.
Noi porteremo in Europa tutto quel che segue, se gli elettori dovessero darci fiducia
In primo luogo crediamo che occorra riportare in Europa il senso della propria identità culturale e riaffermare l’importanza delle proprie radici cristiane, nella consapevolezza del ruolo fondamentale che esse hanno avuto nello sviluppo della cultura occidentale ed europea in particolare. Solo questa consapevolezza potrà indurre il continente europeo a considerare le proprie radici un tesoro inestimabile da custodire e da tramandare, nonostante le spinte destabilizzanti della globalizzazione, dei flussi migratori, del relativismo culturale e religioso. I valori non negoziabili di vita, famiglia e libertà educativa saranno declinati secondo un respiro europeo e compatibilmente con le competenze del Parlamento dell’UE. In particolare proporremo il reddito di maternità europeo (per il quale già in Italia abbiamo raccolto le firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare) per sconfiggere l’inverno demografico e ripopolare l’Europa. E poiché, come disse San Giovanni Paolo II°, la famiglia è il prisma attraverso cui guardare ogni aspetto dell’organizzazione sociale e politica, è in tale prospettiva che si declina la nostra proposta riguardo al lavoro, all’economia, alla sanità e ad ogni altro ambito afferente alla politica. Per quanto mi riguarda, in qualità di capolista per la circoscrizione dell’Italia insulare, c’è l’intento di rilanciare l’economia delle isole e di tutto il Meridione d’Italia. Per portare questo progetto politico a Strasburgo abbiamo candidato in ogni circoscrizione d’Italia uomini e donne che hanno scelto la politica per puro spirito di servizio, credendo e sperando di ridare un cuore all’Europa; le oltre 50.000 firme per il reddito di maternità raccolte per strada durante lo scorso inverno sono per me una testimonianza della loro determinazione e dell’amore che mettono nell’impegno politico.