A Messina…, in via Rizzo, nel rione Giostra, non c’è più “l’altare” che era stato realizzato dopo la tragedia in cui è morto Michele Lanfranchi: l’hanno rimosso gli stessi familiari, mentre gli agenti delle Volanti erano lì davanti

PROBABILMENTE (MA L’INCHIESTA DEI MAGISTRATI DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PER ACCERTARE LA DINAMICA DEI FATTI ACCADUTI... È ANCORA IN CORSO), IL GIOVANE SI SAREBBE SPARATO ACCIDENTALMENTE UN COLPO DI PISTOLA CON UNA 7.65 CON MATRICOLA ABRASA, CHE AVEVA COMPRATO QUALCHE GIORNO PRIMA AL MERCATO CLANDESTINO... MENTRE LA MOSTRAVA AI SUOI AMICI

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A Messina…, in via Rizzo, nel rione Giostra, non c’è più “l’altare” che era stato realizzato dopo la tragedia in cui è morto Michele Lanfranchi: l’hanno rimosso gli stessi familiari, mentre gli agenti delle Volanti erano lì davanti.

Probabilmente (ma l’inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica per accertare la dinamica dei fatti accaduti… è ancora in corso), il giovane si sarebbe sparato accidentalmente un colpo di pistola con una 7.65 con matricola abrasa, che aveva comprato qualche giorno prima al mercato clandestino… mentre la mostrava ai suoi amici. Un colpo devastante esploso dal basso verso l’alto che non gli ha lasciato scampo.

Il questore Annino Gargano dopo un’interlocuzione con la prefetta Cosima Di Stani e il sindaco Federico Basile e la programmazione successiva della presenza sul posto per coordinare il tutto di Polizia di Stato, carabinieri e vigili del fuoco ha ‘invitato i familiari a rimuovere ogni cosa’.

Quell’icona è il simbolo di un modo d’agire sbagliato…, e senza dubbio andava rimossa per far comprendere a tutti la presenza dello Stato e l’importanza dei reali valori di una società civile. I congiunti della vittima…, evidentemente lo hanno compreso e hanno ottemperato all’invito.

C’è però un altro capitolo ancora di cui dare notizia, quello relativo al rito funebre del diciannovenne svoltosi al Gran camposanto… non ci sono state prescrizioni specifiche di divieto perché non si trattava di fatti di mafia, ma i fari dei membri della Questura si sono accesi su due episodi ben precisi che sono accaduti in quei frangenti:

  • per il “corteo” con decine di motorini al seguito la Questura ha trasmesso tutti i dati acquisiti in quelle ore con una serie di singole segnalazioni alla Polizia municipale, per le violazioni del Codice della strada che sono state commesse dai mezzi a due ruote praticamente “occupando” l’intera via Catania davanti al Gran camposanto, paralizzando a lungo il traffico;
  • e invece per l’aggressione subita da un cittadino che si trovava davanti all’ingresso del Gran camposanto per motivi privati, i componenti della Squadra Mobile hanno già trasmesso in Procura una dettagliata informativa sugli aggressori.