«Abbiamo ricevuto una notifica dalla polizia locale in cui ci veniva comunicato che secondo la Procura non sono più la madre di mia figlia… siamo rimaste scioccate: in questi giorni abbiamo seguito le notizie con molta apprensione ma non ci aspettavamo un annullamento retroattivo dei riconoscimenti già fatti»

CAROLINA, 41 ANNI, E LA MOGLIE ELENA, 34, SONO LE MADRI DI UNA BAMBINA NATA A GENNAIO A MILANO, REGISTRATE COME TALI SULLA CARTA D’IDENTITÀ DELLA PICCOLA... MA LA PROCURA DI MILANO HA CHIESTO L’ANNULLAMENTO DELL’ATTO DI NASCITA E CON ESSO DEI DOCUMENTI DELLA BIMBA: IL LORO, INFATTI, È UNO DEI QUATTRO RICONOSCIMENTI IMPUGNATI DOPO LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELL’INTERNO CHE IMPONEVA DI SOSPENDERE LE «REGISTRAZIONI ALLA NASCITA PER I FIGLI DELLE COPPIE GAY, CONSIDERANDOLE CONTRARIE ALL’«ORDINE PUBBLICO»

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Articolo…, tratto da… www.corriere.it!

«Abbiamo ricevuto una notifica dalla polizia locale in cui ci veniva comunicato che secondo la Procura non sono più la madre di mia figlia… siamo rimaste scioccate: in questi giorni abbiamo seguito le notizie con molta apprensione ma non ci aspettavamo un annullamento retroattivo dei riconoscimenti già fatti». Carolina, 41 anni, e la moglie Elena, 34, sono le madri di una bambina nata a gennaio a Milano, registrate come tali sulla carta d’identità della piccola… ma la Procura di Milano ha chiesto l’annullamento dell’atto di nascita e con esso dei documenti della bimba: il loro, infatti, è uno dei quattro riconoscimenti impugnati dopo la circolare del ministero dell’Interno che imponeva di sospendere le «registrazioni alla nascita per i figli delle coppie gay, considerandole contrarie all’ordine pubblico».

Hanno ricevuto giovedì mattina l’avviso del Tribunale. «Sulla notifica c’è scritto che, in quanto coppia omosessuale che ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita, l’unico modo per Carolina per riconoscere la bambina è l’adozione in casi particolari. È una cosa che mi fa particolarmente rabbia, perché alla fine, anche se sarà così, verrà comunque riconosciuto che siamo entrambe madri di nostra figlia» aggiunge Elena, sua moglie.

«Chi si oppone ai diritti delle nostre famiglie lo fa sostenendo che i bambini debbano avere un padre e una madre. Ma la cancellazione delle registrazione alla nascita non darà un padre a nostra figlia, semplicemente perché la realtà è che lei ha due mamme. Ci vorrà solo piu tempo per scriverlo sui documenti. Dovremo andare davanti a un giudice, far venire gli assistenti sociali a casa nostra, sostenere le spese per gli avvocati, intanto anche lo Stato spenderà risorse. E noi avremo il peso psicologico di dover aspettare mesi per dare la garanzia di due genitori a nostra figlia. A me sembra che tutto questo sia fatto solo per crearci problemi, non certo per aiutare i bambini».

Elena è la mamma che ha partorito la bimba. Carolina la mamma che ha prestato il consenso alla fecondazione assistita eterologa (quella in cui il bambino viene concepito con il seme di un donatore). In Spagna, dove hanno fatto la procedura, basterebbe per renderla anche legalmente la madre della bambina. In Italia invece la procreazione medicalmente assistita è vietata alle coppie lesbiche.

«Stiamo insieme da 7 anni, siamo unite civilmente. Sarebbe sua madre anche se non condividessero il Dna, ma il paradosso è che, nel nostro caso, Carolina è anche la madre genetica della bambina che ho partorito io» dice Elena.

Per concepirla infatti hanno fatto un’ovodonazione interna alla coppia, gli spagnoli la chiamano Ropa. «Ce l’hanno consigliata i medici, perché ci dava le maggiori possibilità di portare a termine la gravidanza — spiega —. In Spagna è perfettamente legale, ma per poterla fare bisogna essere sposate e quindi abbiamo dovuto presentare i documenti che attestavano la nostra unione civile».

Se il Tribunale darà ragione alla Procura, per loro ci saranno conseguenze pratiche immediate. «Adesso per esempio quando la bimba ha le visite di controllo ci alterniamo. Se annulleranno l’atto di nascita, Carolina avrà bisogno della delega» dice Elena.

«Però siamo sullo stesso stato di famiglia, e il suo reddito viene calcolato per valutare l’accesso all’asilo della bimba. È tutto una contraddizione». Loro due sono decise ad andare avanti.

«Diventare madri è una delle cose più belle del mondo. Siamo ancora all’inizio ma siamo molto felici. Non voglio vivere la mia vita dovendo fare battaglie, vorrei dedicarmi a mia figlia. Ora saremo costrette ad andare per avvocati. Mi rimane l’amarezza…, i politici che si oppongono ai diritti lgbt dicono sempre che prima ci sono cose più importanti, però quando si è trattato di toglierceli ci hanno messo solo quattro mesi…».

Quelli determinati a dare battaglia sono gli avvocati che le assistono, Giacomo Cardaci e Manuel Girola, dell’associazione Rete Lenford: «Nel 2014 l’allora ministro dell’Interno Alfano fece una circolare per cancellare i matrimoni delle coppie italiane che si erano sposate all’estero — dicono — . Ora il ministro Piantedosi fa una circolare per cancellare le madri lesbiche e i padri gay. All’epoca ci siamo difesi, lo faremo anche adesso».