Accusato di maltrattamenti continuati in famiglia, con l’aggravante della presenza di un minore. Un 65enne, manovale, residente nell’hinterland di Cagliari, sino a oggi per la giustizia si era reso protagonista di vessazioni, umiliazioni, insulti, minacce di morte e aggressioni nei confronti della compagna, una trentenne

DA OGGI (VENERDÌ 17 NOVEMBRE 2023 NDR), PERÒ, È UN UOMO LIBERO... ASSOLTO PERCHÈ IL FATTO NON SUSSISTE

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Testo…, tratto da… www.castedduonline.it… pubblicato nei giorni scorsi!

Accusato di maltrattamenti continuati in famiglia, con l’aggravante della presenza di un minore. Un 65enne, manovale, residente nell’hinterland di Cagliari, sino a oggi per la giustizia si era reso protagonista di vessazioni, umiliazioni, insulti, minacce di morte e aggressioni nei confronti della compagna, una trentenne. Da oggi (venerdì 17 novembre 2023 ndr), però, è un uomo libero… assolto perchè il fatto non sussiste. Tutte le accuse fatte dalla donna si sono rivelate prive di fondamento. A leggere la sentenza di primo grado è stato il giudice Simone Nespoli. Prima, nel 2019, la richiesta di andare a giudizio immediato da parte di un altro pubblico ministero.

E scattano le misure cautelari: il 65enne non può più vivere nella stessa abitazione dove vive la donna e finisce per trovare riparo o da amici o, per un periodo, in campagna, in una catapecchia. La casa, invece, rimane alla convivente. Che, al processo, sceglie di non costituirsi parte civile. Il dibattimento è lungo, parte nel 2020 e dura circa tre anni. La sentenza di primo grado che assolve l’uomo da tutte le accuse porta la data odierna. Sono stati sentiti alcuni testimoni, tra i quali le assistenti sociali del Comune dove vive l’uomo.

Le accuse della convivente non sono state supportate da prove e in aula è emersa una verità diversa da quella iniziale: “Appena è stata letta la sentenza è scoppiato a piangere, un pianto di liberazione. Mi ha detto che finalmente era finito il più grosso incubo della sua vita”, spiega la legale dell’uomo, Alessandra Nocco.

“Abbiamo lavorato con fiducia piena nella magistratura, per arrivare a far emergere appieno la verità. Il mio assistito è ancora molto scosso ma, finalmente, ha potuto riabbracciare il figlio”.

E, anche, riprendere pieno possesso della sua abitazione. C’è la possibilità di un’impugnazione in appello, ma per l’eventuale decisione bisognerà attendere le motivazioni.