L’articolo 53 della nostra Costituzione prevede che: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva… il sistema tributario è uniformato a criteri di progressività”. Lo ha scritto in un comunicato di ieri 01 dicembre 2022 indirizzato a… ‘Sig. Presidente della Repubblica – On. Sergio Mattarella; Sig. Presidente del Consiglio – On. Giorgia Meloni; Sig. Presidente della Camera dei Deputati – Lorenzo Fontana; Sig. Presidente del Senato della Repubblica – Ignazio La Russa; Sig. Presidente della Corte Costituzionale – Giuliano Amato; Organi di stampa – LL.SS.’, Pippo Previti, il vice segretario della ‘DC Nuova’ a Messina.
Ha aggiunto Previti: “questo articolo garantisce – o meglio garantiva – un sistema tributario uguale per tutti, in rapporto al reddito prodotto. Più reddito produci più sei chiamato a contribuire alla spesa pubblica, in base ad un principio di diffusa e condivisa solidarietà. Il sistema tributario, cita la Costituzione, si basa su criteri di progressività, certamente uguale per tutti, non facendo differenza alcuna tra ceti sociali o tipo di lavoro o reddito prodotto, sia da lavoro dipendente o da lavoro autonomo. Eppure i vari provvedimenti che via via negli anni si sono succeduti e per ultimo la norma appena approvata dal nuovo Governo che stabilisce per lavoratori con partita iva e autonomi con redditi fino a 85.000 euro, una tassa al 15%, mette una pietra tombale sull’art. 53, posto che le attuali quattro aliquote irpef prevedono una tassazione al 23% per redditi fino a 15.000 euro; al 28% per redditi superiore ai 15.000 euro; al 35% con redditi superiori ai 28.000 euro; al 43% con redditi superiori ai 50.000 euro. La differenza di tassazione tra lavoratori diventa abissale a discapito dei dipendenti, per non parlare dei pensionati. Tralasciando l’ulteriore benefico dei coefficienti di redditività a favore dei lavoratori aututonomi, professionisti e commercianti”.
Prosegue Previti: “-tutti i cittadini (senza distinzione di categoria di lavoro) hanno pari dignità sociale-, statuisca l’art.3 della Carta Costituzionale. E, continua lo stesso articolo, al comma due, -E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la UGUAGLIANZA dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…-! Questa cosiddetta -tassa piatta- che diversifica i criteri di tassazione tra i cittadini a parità di reddito è un palese stravolgimento della nostra Costituzione, oltre che un modo abbastanza palese di creare un solco profondo tra cittadini lavoratori dipendenti e non”.
Previti conclude: “un’aliquota uguale per tutti con redditi uguali è il modo più aderente alla Costituzione e una corretta giustizia tributaria di cui i lavoratori urgentemente reclamano e necessitano. Siamo certi che le alte Autorità in indirizzo, a cominciare dal nostro Presidente della Repubblica, sapranno valutare i necessari provvedimenti da porre in essere per eliminare questa discriminazione tra lavoratori”.