“Lodo Buzzanca”…, per vecchi innamorati

E COME L'ATTORE SICILIANO, ANCHE GINA LOLLOBRIGIDA (95 ANNI) E GIANNI VATTIMO (86 ANNI) MERITANO DI VIVERE LA LORO ANZIANITA' TRA L'AMORE E LA FELICITA' DI CHI VOGLIONO SENZA DOVER CORRERE IL RISCHIO DI ESSERE PERIZIATI E GIUDICATI INCAPACI DI INTENDERE E DI VOLERE A CAUSA DI AZIONI DI VOLONTARIA GIURISDIZIONE PROMOSSE DA FIGLI E PARENTI CHE DESIDERANO METTERE LE MANI SUI LORO AVERI

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Articolo…, tratto da… www.repubblica.it!

Caro Merlo, ho conosciuto Lando Buzzanca nel novembre del 2004, in un dopo teatro a Palermo dove interpretava il don Giovanni di Molière. Mi colpì il suo sottofondo di malinconia e l’indomani gli feci avere una copia del “Ritorno di Casanova” e da allora non l’ho più visto. Domenica 18 dicembre, quando ho saputo della sua morte disperata, ho pensato che un intrigo rovinoso, degno di Schnitzler, aveva intrappolato la vecchiaia di un seduttore. Mi dispiace che sia morto così. Sono vecchia anch’io e piuttosto che finire con un tutore di sostegno… vado in Svizzera.
Chiara Maugeri – Catania

So di mettere insieme tre grandi personalità che non si somigliano, ma una stessa violenza lega la disperazione di Lando Buzzanca, morto domenica a 87 anni, a Gina Lollobrigida che ne ha 95, e a Gianni Vattimo che ne ha 86, e dovrebbe allarmare l’Italia intera, Paese di vecchi ma non per vecchi. Buzzanca, conteso dai figli e dalla compagna ma abbandonato in una Rsa, è morto “gestito” da un amministratore di sostegno nominato dal tribunale nel 2020.

Non sto qui a distribuire ragioni in una vicenda in cui vedo solo torti, ma è difficile non ricordare la frase di Buzzanca, già malato: “I miei figli mi danno del rimbambito per prendersi la mia casa”.

Anche Gina Lollobrigida e Gianni Vattimo, che meritano di vivere felici tutti gli anni di vecchiaia, si battono contro le opache perizie sulla propria lucidità.

“Mi chiamo Gina Lollobrigida e sono una donna che ha rappresentato l’Italia nel mondo” ha detto la Lollo ai giudici. E tuttavia le hanno imposto un tutore per aiutare il figlio Mirko a “proteggere” i soldi della mamma insediati dal giovane Andrea, l’assistente innamorato che dice: “Ci arrendiamo solo se ci ammazzano”.

Anche Vattimo, conteso, è stato affidato a un tutore. Al processo contro il suo Simone che l’avrebbe plagiato (il pm ha chiesto 4 anni) e che lui vorrebbe sposare proprio come Buzzanca voleva sposare la sua giovane Francesca, Vattimo ha denunziato “la persecuzione”.

E, come se parlasse a nome di Buzzanca, della Lollo e di tutti i vecchi innamorati e perciò “interdetti”, “sostenuti”, “tutelati” ha ripetuto: “Nessuno mi ha plagiato”. E ancora: “Ho il diritto di lasciare ciò che rimarrà a chi desidero io”.

Ma l’Italia non è il paese di Schnitzler. È la terra di Verga e della roba, non il paese della pietas per l’amore del vecchio Casanova, ma il paese delle guerre d’eredità. Dunque spetta agli amministratori di sostegno stabilire qual è di volta in volta la giusta quantità di carezze e magari pure il salario di baci e di protezione e quando c’è penuria e quando c’è eccesso. E quando si rompe l’equilibrio e l’amore diventa plagio per l’eredità?

Di sicuro, sentenze e decisioni dei giudici sono motivate con scrupolo e sono piene di psicologia e sempre i magistrati si giustificano sostenendo di dovere “applicare leggi dolorose ma inevitabili”. E tuttavia, dinanzi al moltiplicarsi di questi legalissimi atti di ferocia, mi pare di poter dire che esiste in Italia una cultura giudiziaria intrusiva anche nella tutela dei vecchi.

E che, una volta sottoposti ad analisi e al giudizio dei periti, forse tutti i vecchi del mondo risulterebbero “incapaci”. Perciò forse sarebbe ora di rimettere in discussione tutta la complessa materia e magari ogni tanto sottoporre a giudizio anche questi giudici. Chiamiamolo “lodo Buzzanca”.