“NOI SAPPIAMO che L. non ha mai sottratto niente a nessuno: Eppure è stata condannata senza sospensione condizionale della pena… quella concessa anche agli stupratori… ma a lei… colpevole di seguire il suo istinto protettivo materno, no non le è stato concesso”! Lo hanno scritto ieri sulla loro Pagina Facebook, i responsabili di ‘Maison Antigone’ di Albano Laziale… in relazione alla vicenda accaduta alla madre L. R.!
Così prosegue il testo diffuso:
- NOI SAPPIAMO che L. è stata accusata di sottrazione di minore subito dopo la nascita del figlio quando, pochi giorni dopo il parto, portò con sé il bambino nell’ospedale dove la avrebbero curata per la mancata espulsione della placenta;
- NOI SAPPIAMO che L. fu accusata di voler sottrarre il figlio anche quando, dopo qualche mese dalla sua nascita, ebbe l’ardire di voler riprendere il proprio lavoro, assentandosi da casa per qualche giorno e portando con sé il bambino;
- NOI SAPPIAMO che L. fu accusata e denunciata di sottrazione di minore, nonché segnalata ai s. s., qualche mese dopo quando, dopo una violenta lite in strada dinanzi testimoni mai ascoltati (oiboh… chissà perché!), decise di separarsi portando con sé il bambino di cinque mesi. Ciò avvenne nonostante lei – anziché tornare a casa sua, dove avrebbe potuto lavorare ma a centinaia di chilometri di distanza – avesse preferito invece rimanere ad abitare a soli 100 Mt dalla casa famigliare, proprio e SOLO per favorire la relazione paterna accollandosi lei, una disoccupata che tuttavia avrebbe avuto il lavoro altrove, un affitto e tutte le spese del bimbo. Da sola;
- NOI SAPPIAMO che L. fu denunciata per sottrazione di minore ancora una volta qualche mese dopo, solo perché accettò la chiamata del Ministero per una breve sostituzione in una scuola romana. Una sostituzione temporanea e breve di cui non aveva fatto mistero a nessuno! Meno di un mese di assenza dalla cittadina famigliare le valse l’avvio delle indagini per il reato di sottrazione di minore. E ciò avvenne nonostante al termine della supplenza immediatamente L. avesse fatto ritorno immediatamente nella casa in affitto, mai lasciata, a 100 Mt da quella famigliare. E nonostante lei per molti mesi dalla separazione avesse continuato ad assicurare, dalla separazione in poi, ogni giorno e senza preavviso, a qualunque orario diurno e notturno, per più volte al giorno, le visite paterne. L. fu denunciata e le indagini avviate nonostante anche il maresciallo della stazione attestasse di vedere più volte la coppia in piazza passeggiare insieme con la carrozzina;
- NOI SAPPIAMO che L. fu di nuovo denunciata per sottrazione di minore quando il bimbo compi 12 mesi e lei finalmente in quel lasso temporale ottenne un’altra supplenza, stavolta nei pressi della cittadina famigliare. L. tuttavia agli occhi di tutti ebbe la colpa di voler interrompere quella prassi instauratasi da sei-sette mesi -resa possibile solo dalla sua mancanza di lavoro- nel permettere più accessi al giorno in casa propria ed a qualsiasi ora del giorno e della notte. L. ebbe “l’ardire” di pretendere ahimè che i contatti fossero preventivamente concordati e rispettati… ma proprio questa sua “pretesa” la condannò! Una “pretesa” che una donna, una madre che, sebbene lavori, in certe zone di Italia evidentemente ancora non può permettersi di avere. Da questo momento in poi la sua stigmatizzazione si è rivelata irreversibile e le indagini si sono focalizzate verso l’obiettivo;
- NOI SAPPIAMO che L. è stata accusata di “fare la vocina” al figlio di un anno e mezzo! Come se si trattasse di un sintomo di inadeguatezza genitoriale;
- NOI SAPPIAMO che L. è stata accusata di aver fornito delle posatine all’ altro genitore, come se si fosse trattato di un implicita critica e non di un gesto di collaborazione affinché il bimbo fosse invogliato a mangiare, ritrovando i propri oggetti in continuità con le abitazioni genitoriali;
- NOI SAPPIAMO che le segnalazioni di L. sulla salute del figlio sono cadute a vuoto. Prese come pretesti per ostacolare le relazioni sociali;
- NOI SAPPIAMO che il rinvio a Giudizio e la veloce condanna per sottrazione di minore di L. è intervenuta quando L., recatasi a trascorrere nella sua città di origine il capodanno, su ACCORDO (dapprima negato) intervenuto con il padre del bambino -nel frattempo arrivato ai due anni e 10 mesi- fu costretta a rimanervi perché giunta sul posto il bimbo ebbe per la prima volta una grave crisi neurologica. Da quel momento e per quasi un anno si susseguirono più ricoveri ospedalieri lunghi e brevi, day hospital continui, innumerevoli accessi al pronto soccorso… la patologia esordita improvvisamente era instabile e le cure farmacologiche a lungo non sono state efficaci, necessitando il bimbo di riposo assoluto e di evitare qualsiasi forma di stress, come ad esempio un lungo viaggio. Ma dopo soltanto un mese e mezzo da quel primo episodio neurologico, mentre L. era ricoverata col figlio in ospedale, il tribunale civile già stigmatizzava come sottrattiva L. e, sulla base di questa decisione, il tribunale penale farà in seguito il resto;
- A NESSUNO interessò che L. per tre anni e senza uno straccio di mantenimento avesse continuato a vivere in una cittadina non sua, a centinaia di chilometri dalla propria città, lontana da familiari e amici che avrebbero potuto supportarla, pagando di tasca propria l’affitto di una casa e rinunciando alla propria prestigiosa attività professionale… SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER FAVORIRE IL PADRE;
- A NESSUNO È MAI INTERESSATO CAPIRE LA GRAVE PATOLOGIA DEL FIGLIO DI L. LE SUE IMPLICAZIONI, le Complicanze e le CONSEGUENZE, che hanno imposto alla mamma una presenza costante H24 accanto al figlio, per anni, impedendole di riprendere qualsiasi lavoro e costringendola a rimanere nella città di origine perché, per lei che non guida, solo li avrebbe avuto quel sostegno H24 gratuito, necessario a curare e supportare il piccolo;
- A NESSUNO è interessato capire perché L. è stata IMPOSSIBILITATA a tornare nella cittadina famigliare;
- A NESSUNO è interessato sapere che i servizi sociali confermarono che L. non avesse ostacolato la relazione genitoriale ma solo l’ingresso nella propria casa;
- A NESSUNO è interessato che per molti mesi l’accesso genitoriale fu condizionato dai lockdown e da altre circostanze, non certo da capricci materni;
- A NESSUNO è interessato che l’unica opposizione di L. fosse quella di non sobbarcare di lunghi viaggi il figlio -per non rischiare riacutizzazioni della patologia e sotto raccomandazioni mediche- e di non dover incontrare personalmente l’altro genitore… che l’unica pretesa fosse quella di assicurare che le strutture avessero operatori esperti nel soccorrere il figlio nel caso di crisi, per evitare rischi FATALI;
- NOI SAPPIAMO che un folle vortice giudiziale ha travolto L. e suo figlio… nel quale NESSUNO sembra aver MAI voluto vedere la VERITÀ… ossia che tutti gli atteggiamenti “sottrattivi” di L. fossero in realtà tutelanti la salute del figlio;
- NOI SAPPIAMO questo e molto altro perché tutto ciò è negli atti processuali…, ma NESSUNO ha mai voluto leggerli attentamente!