Tutti sanno che l’attuale ospedale “Piemonte” sarà demolito, nonostante le professionalità e le prestazioni che riusciva a fornire. Non dovrà esistere più. Dovrà essere cancellato come hanno cancellato ogni memoria storica di questa città. Dal cinema “Trinacria”,al “Savoia”,al “Peloro” , all’ Istituto dei Gesuiti a piazza Cairoli e a tantissimo altro della vera e “vecchia” Messina. Non deve rimanere traccia di nulla.
Il vero terremoto è iniziato negli anni ’70 e continua ancora oggi. Il sisma del 1908 è stato un venticello rispetto a quello che le ruspe dei palazzinari sono riusciti a distruggere dopo. Con gli aiuti raccolti dai cittadini piemontesi l’ospedale di viale Europa ( Zaera allora ) venne realizzato nel 1910 con 200 posti letto. Domani non sarà più neppure un ambulatorio.
In una rapida successione di eventi,iniziati non a caso con la sindacatura di Accorinti, si sta portando avanti il progetto di disfacimento e di saccheggio programmato usando come arma strategica la terminologia politichese. Quel tipo di linguaggio ambiguo e doppio che può e deve volere dire tutto e il contrario di tutto. Cosi tra “accorpamento”, “ampliamento”, “miglioramento”, si sono materializzati i trasferimenti forzati, la chiusura dei reparti e le erogazione dei servizi sanitari essenziali.
Tutto tra una protesta e un intervento degli assessori regionali alla sanità. La ingenua figlia di Paolo Borsellino stritolata dai marpioni di Palazzo dei Normanni e dalla pantomima di Palazzo Zanca. I due palazzi che, di fatto, hanno programmato la morte di un ospedale che la Regione nel 1995 aveva aveva decretato come ente di 2° livello per l’emergenza.
Regione che negli anni aveva anche investito risorse per realizzare una modernissima “Piastra Chirurgica” inaugurata nel 2004 dove avevano trovato sistemazione strutture complesse di Radiodiagnostica, Ostetricia,Ginecologia, Terapia intensiva neonatale, Anestesia e Rianimazione, Chirurgia Generale e interventistica.
Tutto distrutto senza neppure un intervento sollecitato e auspicato della Procura della Repubblica. Così come volatizzata la programmata Piastra Medica e il completato sistema informatico ospedaliero per la gestione sanitaria integrata ambulatoriale e di reparto.
Dove saranno finiti o dove finiranno macchinari e impianti? Quali passaggi amministrativi e quali controlli sono stati garantiti dalla direzione del Papardo che dovrebbe ereditare tutto l’insieme? Una direzione alla quale, come abbiamo letto in queste settimane, molte cose sono passate sotto gli occhi chiusi o semi chiusi dei controlli.
Oggi, dal cilindro, spunta la imminente chiusura notturna dello stesso già ridimensionato pronto soccorso. Un provvedimento meschino al quale risponde con la ostinata fermezza il “Comitato giù le mani dal Piemonte” con una conferenza stampa alla quale nessun parlamentare regionale e nessun ospite di Palazzo Zanca ha partecipato. Qualcuno, si è lasciato pre – intervistare dal quotidiano locale per testimoniare e auspicare un annullamento del provvedimento di amputazione delle ore di pronto soccorso. Tutti hanno sapientemente scaricato le responsabilità sul governatore fantasma ben sapendo che i fantasmi non contano un bel nulla.
Sono gli stessi che nel 2002 sapevano già come la proposta dell’allora direttore generale dell’Asl, Giuseppe Stancanelli, di realizzare con 70 milioni di euro nell’ex ospedale Margherita una imponente struttura sanitaria riabilitativa sarebbe miseramente fallita.
Sono gli stessi che nel 2004 lavoravano per impedire e disperdere le risorse necessarie a realizzare un “Centro Oncologico d’eccellenza” a Papardo. Molto probabilmente programmando già l’espansione del Centro Neurolesi in danno dell’ Ospedale che si trova “nel cuore della città e dei cittadini”.